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Cos’è l’intelligenza emotiva e come sfruttarla

Aggiornamento: 27 gen 2022

È sufficiente essere intelligenti per avere successo nella vita ed essere felici?

Sapere apprendere e memorizzare nozioni e risolvere problemi teorici è senza dubbio utile e importante, ma non basta. È la capacità di entrare in risonanza con se stessi e con gli altri e di gestire le proprie e altrui emozioni a fare la differenza. Questa abilità prende il nome di intelligenza emotiva ed è un requisito fondamentale per sviluppare relazioni solide, profonde e positive nella sfera privata e in quella professionale.



Cosa significa intelligenza emotiva


Il dibattito sull’intelligenza emotiva esiste da tempo. I primi a parlarne sono stati gli americani Peter Salovey e John D. Mayer in un articolo del 1990 dal titolo Emotional Intelligence. Ma il "padre" dell'intelligenza emotiva è stato lo psicologo, scrittore e giornalista statunitense Daniel Goleman.

Nel suo libro del 1995, Intelligenza emotiva, Goleman spiega che la conoscenza di sé, la persistenza e l’empatia sono prodotti dell’intelligenza umana e nel loro insieme costituiscono l’intelligenza emotiva. In altri termini, lo psicologo afferma che l’intelligenza emotiva è quella capacità che consente di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri e di gestire le emozioni in modo efficace.




Cosa significa intelligenza emotiva


L’intelligenza emotiva è considerata una abilità sempre più importante nel mondo del lavoro. Ma perché ha tanto valore?

La presenza di un QI (Quoziente Intellettivo) elevato, il possesso di molte conoscenze e competenze e la capacità di acquisirne sempre di nuove non garantiscono da soli un dipendente o un capo capace, collaborativo e di successo. È la componente emotiva a fare la differenza. Ovvero, la capacità di ascoltare se stessi e gli altri, di creare relazioni positive e disinnescare i conflitti e di lavorare all’interno e all’esterno di sé per il bene di tutti.

Gli impiegati, i manager e i leader di successo possiedono una grande intelligenza emotiva, che li supporta nel mettere a frutto le loro capacità in un’ottica di rispetto, condivisione, confronto e crescita personale e collettiva, nel gestire al meglio lo stress e le situazioni più scomode e difficili e nel creare un ambiente di lavoro inclusivo, sereno e vincente.

Ovviamente, l’intelligenza emotiva ha un ruolo primario anche nella vita privata. La capacità di leggere, interpretare e gestire le proprie e altrui emozioni è cruciale per la crescita, lo sviluppo e il miglioramento personali, così come per instaurare relazioni sane, profonde e forti.


Come sviluppare l’intelligenza emotiva


L’intelligenza emotiva è a tutti gli effetti una competenza e come tale è possibile allenarla e svilupparla. A tale proposito, Daniel Goleman ha individuato 5 aree costitutive:

  • Autoconsapevolezza o autocoscienza: la capacità di riconoscere e interpretare le proprie emozioni e di restare coerenti con i propri valori.

  • Autogestione: la capacità di individuare i propri obiettivi, di gestire lo stress e di creare condizioni e situazioni positive, costruttive e arricchenti.

  • Automotivazione: la capacità di perseguire i propri obiettivi con determinazione, costanza ed efficacia.

  • Consapevolezza o coscienza sociale: la capacità di riconoscere e interpretare le emozioni degli altri e di empatizzare con i loro valori.

  • Gestione delle relazioni o comunicazione: la capacità di creare connessioni sane e reali, di risolvere i conflitti e di instaurare un dialogo costruttivo, motivante e ispirante.

Lavorare in maniera continuativa su tutte le aree (non una sola o alcune) permette di incrementare e potenziare l’intelligenza emotiva e ha ricadute benefiche sia sulla sfera privata che su quella professionale.




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